Nel mondo reale – sul pianeta Terra, nella Realtà – abitano tra i sei e i dieci miliardi di persone. In qualsiasi momento le si osservi, si vedrà che la maggior parte di loro è intenta a costruire mattoni di argilla e lubrificare i proprio AK-47. Circa un miliardo di persone ha abbastanza soldi per comprarsi un computer – costoro ne hanno di più di tutti gli altri messi insieme. Di questo miliardo di potenziali possessori di computer, forse solo un quarto se lo compra veramente, e solo un quarto di questi ultimi ha macchine abbastanza potenti da gestire il protocollo della Strada. Se a queste ne aggiungiamo altri sessanta milioni che non se lo potrebbero permettere, ma ci vanno lo stesso, usando computer pubblici o quelli della propria scuola o del proprio ufficio, si può concludere che, mediamente
Neil Stephenson, Snow Crash, Milano, Bompiani, 2007, pp. 36-37
Così scriveva Neil Stephenson in Snow Crash, libro dal quale
Due sono i punti che verranno approfonditi in questo breve scritto: la natura elitaria del mondo di Second Life e lo status sociale del suo residente.
Second Life è per pochi? Sì. Due sono i motivi di questa sua natura elitaria.
Il primo: le richieste hardware. Il motore grafico del gioco necessità di un processore di buona potenza e una scheda grafica della penultima generazione (molto approssimativamente diciamo che con le schede grafiche di fascia bassa di due/tre anni fa non è possibile entrare nel metaverso).
Ovviamente diffidiamo. Per esperienza personale, su un pc con processore Pentium4 acquistato nel 2004 il motore grafico tentennava e la scattosità diveniva una scomoda compagna di viaggio. Con un processore Intel Dual Core e un scheda grafica di ultima generazione invece non ci sono rallentamenti. A questi requisiti dobbiamo aggiungere quelli di banda. È espressamente richiesta una linea DSL o una connessione con fibre ottiche.
Analizziamo in modo più approfondito il problema con il supporto di uno studio statistico compilato dall’Istat nel 2006 e scaricabile cliccando questo link
Vediamo di analizzare i dati relativi all’utilizzo del web in Italia e di verificare quante persone possano effettivamente raggiungere i requisiti hardware necessari per l’accesso al metaverso di Second Life. Scelgo l’Italia come paese campione, non solo per comodità di reperimento e consultazione e per la quantità di dati statistici raccolti dall’Istat, ma anche poiché nell’ambito della Comunità Europea si posiziona idealmente nella fascia mediana per ciò che concerne l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Cominciamo con l’analisi della seguente tabella:
Si evince che in Italia solo il 40% delle famiglie possiede una accesso internet.
Per quanto riguarda la penetrazione della banda larga nelle aziende ci rifacciamo ad un altro studio statistico dell’Istat scaricabile all’url: link
70 aziende su 100 dispongono di un accesso a banda larga: un dato confortante.
Bisogna però considerare che la percentuale di persone che accedono a Second Life dal posto di lavoro sarà necessariamente bassa. Immaginate di vestire i panni di un direttore aziendale: tollerereste che i vostri impiegati si dedicassero ai loro affari virtuali piuttosto che al vostro business reale? È lapalissiano che solo pochi aficionados della realtà virtuale si lanceranno in clandestine sessioni di Second Life rischiando il rimprovero da parte della dirigenza o addirittura il licenziamento. E mi sembra altrettanto ovvio che pochi sono anche coloro che preferiscono sacrificare la pausa pranzo in onore del metaverso.
In conclusione, dai dati analizzati appare chiaro che solo una piccola parte della popolazione italiana, stimabile in percentuale attorno al 10%, è in grado di soddisfare i requisiti hardware richiesti dal software Second Life.
Il secondo: le difficoltà della procedura di installazione e nell’utilizzo dell’interfaccia.
Il problema si pone al momento del primo utilizzo. Occorre una certa “destrezza informatica” per imparare a muovere i primi passi nel metaverso. Bisogna prendere familiarità con l’interfaccia e soprattutto con il sistema di controllo della camera. Per molti questo è uno scoglio insormontabile.
Chi è l’utente medio di Second Life?
Nella prima parte di questa ricerca si è dimostrata la natura elitaria di Second Life: solo una minima parte della popolazione – abbiamo esaminato il caso particolare della situazione italiana – possiede i requisiti necessari per l’accesso al metaverso.
Le risposte le troveremo, ancora una volta, nell’analisi delle indagini statistiche.
La categoria “Virtual Life” è la meno frequentata ma è anche quella che per la quale il tempo di permanenza medio è più alto. L’esplorazione del territorio simulato, la customizzazione dell’avatar, la socializzazione con gli altri residenti sono attività che richiedono un dispendio di tempo elevato.
Eccoci dunque di fronte ad una nuova condicio sine qua non relativa a Second Life: un utente di questo mondo deve avere molte ore di tempo libero da spendere online.
La tabella mostra chiaramente che, in Italia, la connessione a banda larga è appannaggio delle fasce più abbienti della popolazione: dirigenti, imprenditori, liberi professionisti e impiegati di medio/alto livello.
Dalla quale si evince che, in Italia, il web è usato principalmente dalle persone con una fascia di reddito medio/alta e dagli studenti.
Questa tabella mostra invece che nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni Second Life è l’applicazione preferita dagli utenti del web 2.0. Questa fascia d’età è composta prevalentemente – nei paesi più sviluppati – da studenti universitari.
Cosa ci dice
Si limita a dichiarare che l’età media dell’utente di Second Life è di 32 anni, che il 43% degli utenti è di sesso femminile e che 3 utenti su 4 sono statunitensi. (link)
Conclusioni
Torniamo alla citazione iniziale. Neil Stephenson si è dimostrato profetico? In parte. Second Life non rappresenta ancora il punto di incontro del gotha dell’imprenditoria e della cultura. Probabilmente non lo sarà finché il problema del digital divide, che esclude una larga fetta di popolazione, non sarà superato. E tra quelli che hanno la possibilità tecnica di accedere ad un mondo sintetico solo una piccola parte, per ora, è realmente interessata. Dobbiamo però ammettere che un discreto numero di tecnici informatici, imprenditori affascinati dalle nuove tecnologie, studenti universitari e artisti emergenti ha scelto Second Life come territorio di sperimentazione delle proprie capacità. Questo ha portato alla creazione di un micromondo dove il senso di appartenenza è radicato e dove tutte le persone di successo finiscono prima o poi per incontrarsi. Un micromondo popolato da persone che nella vita reale hanno probabilmente una capacità economica e decisionale particolarmente appetibile e un livello di istruzione medio/alto.
Considerato lo status sociale dei suoi residenti, la loro influenza sulla società e la facilità con la quale si instaurano i rapporti nel metaverso possiamo spingerci ad affermare che Second Life potrebbe trasformarsi in futuro in una massoneria digitale frequentata dall'aristocrazia del web?
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