considerazioni sui mondi virtuali

martedì 20 novembre 2007

Contro i realisti

Oggi vi voglio presentare un “realista”. Chi è costui?!? Chiederete sobbalzando sulla sedia –ehi, siete così impressionabili? –

Un realista è uno strenuo difensore della realtà, un sostenitore delle “cose vere che si possono toccare con mano”, insomma un paladino che vorrebbe uccidere tutti i fantasmi del virtuale con la spada della concretezza.

Solitamente è così cocciutamente arroccato a difesa dei suoi valori che farlo ragionare attorno alla penetrazione del virtuale in ogni ambito del quotidiano è francamente impossibile. E non sprecate il vostro tempo cercando di convincerlo che il virtuale non è da intendere come antitesi del reale bensì come una sua potenzialità….a meno che non abbiate nessun modo migliore per trascorrere il pomeriggio.

Ho incontrato realisti ovunque: al pub, tra le mura dell’università, in piazza e ahimè in massa nel loro habitat: la scatola rettangolare chiamata televisione. Sentire una pseudogiornalista con le labbra gonfie come canotti – tirata a lucido con ogni trucco permesso dal teleschermo - denigrare Second Life e osannare il “naturale” ricordando le sue origini contadine è cosa da far gelare il sangue. Preferisco non rivelare il nome della suddetta. Vorrei negarle anche il privilegio della citazione.

La lotta al virtuale diviene una missione per il realista. Non perderà occasione per ravvisarci della pericolosità dei mondi sintetici. Ad una conferenza su Second Life ricordo l’intervento di una signora, sinceramente preoccupata per la sorte dei suoi figliocci che in tono perentorio affermò “abbiamo la responsabilità di informare i giovani della minaccia dei mondi virtuali”. Me la figuro armata di opuscolo intenta a citofonare ogni campanello della città per sensibilizzare la popolazione.

I realisti rientrano nella categoria degli scettici del progresso. Il problema dell’opportunità di spingere la nostra ricerca scientifica in ambiti oscuri e potenzialmente disastrosi per l’umanità è complesso e richiede una trattazione specifica che rimarrà una delle velleità di questo blog.

Vorrei comunque chiudere il discorso citando George Steiner che nel libro Nel castello di Barbablù ci dà il suo illustre parere sulla questione:

“Apriamo le porte successive del castello di Barbablù perché ci sono, perché ognuna conduce alla prossima con una logica di intensificazione che coincide con la stessa coscienza che la mente ha di essere. Lasciare una porta chiusa sarebbe non solo codardia ma tradimento (radicale, automutilamento) dell’atteggiamento indagatore, avido di sapere, proteso in avanti, che caratterizza la nostra specie. Siamo cacciatori della realtà, ovunque essa ci conduca. I rischi e i disastri a cui si va incontro sono fin troppo evidenti; ma tale è, o è stato fino a tempi molto recenti, l’assiomatico presupposto, tale è stata la convinzione a priori nella nostra civiltà: l’uomo e la verità sono compagni, le loro strade si protendono in avanti e sono dialetticamente congiunte.”[1]

Steiner a questo punto si chiede se l’assioma del progresso inarrestabile deve essere messo in discussione. La risposta è negativa. Scrive:

“Non possiamo tornare indietro. Non possiamo scegliere i sogni degli ignari. Apriremo, ne sono convinto, l'ultima porta del castello, anche se conduce, forse proprio perché conduce, a realtà che oltrepassano la sfera della comprensione e del controllo umano.”[2]

La mente umana procede in avanti nella sua ricerca e le scienze informatiche hanno tracciato sentieri che la nostra curiosità ci spingerà a praticare. Non voglio negare le possibili implicazioni negative di una società fortemente virtualizzata. Ritengo però che il "bigottismo" dei realisti sia altrettanto controproducente.

Siamo cacciatori della realtà e questa realtà la stiamo cercando – per alcuni paradossalmente, ma non per me – nel virtuale. Non è plausibile un ritorno.

Perché, e concludo con una frase di Michel Houellebecq estrapolata da un’intervista su Le Monde: “Certe cose sono irreversibili. Tutto quello che la scienza può permettere sarà realizzato, anche se ciò modifica profondamente quello che noi consideriamo oggi come umano, o come auspicabile".



[1] George Steiner, Nel castello di Barbablù, Milano, SE, 2002, p. 123

[2] Ibid., p. 126

2 commenti:

valentina orsucci ha detto...

ciao,
volevo solo segnarlarti una cosa che potrebbe interessarti.
pare che domani verrà discussa la prima tesi di laurea in sl

http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/scuola_e_universita/servizi/tesi-avatar/tesi-avatar/tesi-avatar.html

Anonimo ha detto...

I realisti sono dovunque ... Si, e' vero, anche se quelli che conosciamo noi adesso verranno travolti dall'avanzare del progresso.
Diventeranno allora una razza in estinzione ? Non credo proprio ...!
Invece si trasformeranno e inizieranno a difendere la nuova relata' reale/virtuale contro i possibili cambiamenti futuri. Perche' loro non sono amanti della realta', sono piuttosto nemici dei cambiamenti e di tutte le novita' che possono cambiare la vita che conosce lui...