considerazioni sui mondi virtuali

martedì 23 ottobre 2007

I'll be your mirror

Apro il post con una considerazione di Tomás Maldonado (professore ordinario di Progettazione Ambientale al Politecnico di Milano): “Vi è più di un motivo per ritenere che una cultura senza alcun tipo di esperienza con le immagini non esista”.1


L'uomo fin dalla preistoria ha conosciuto la proprietà di alcuni materiali e elementi (ad esempio l'acqua) di riflettere e dunque raddoppiare illusoriamente la realtà. Umberto Eco ci definisce animali catottrici, ovvero animali che hanno avuto l'esperienza dello specchio. Lo specchio può essere considerato il punto di partenza del lungo cammino che ha portato l'uomo a perfezionare le sue tecniche di riproduzione della realtà.

J.J. Gibson (uno dei più importanti studiosi di psicologia del '900) ritiene che le immagini riflesse non appartengono alla categoria dei surrogati della realtà – immagini artificialmente prodotte – in cui l'oggetto rappresentato non è presente al momento della percezione della sua immagine.


Concedetemi ora un paragone ardito. Mi riallaccio alla tesi di Gibson e mi chiedo: può un mondo virtuale come Second Life essere considerato come riflessione della nostra società occidentale attraverso le lenti speculari e distorcenti della tecnologia? La proliferazione dei mondi virtuali può essere vista come un gioco di specchi della società?


Consideriamo la situazione di un uomo impegnato in una sessione di navigazione nel mondo di Second Life. Egli è contemporaneamente presente nella realtà fisica e nella realtà simulata, posto di fronte ad uno schermo dove è in atto una rappresentazione – non del tutto fedele ma comunque verosimile - della società nella quale vive.

Stiamo perciò trattando una rappresentazione della realtà non ascrivibile alla categoria dei surrogati ipotizzata da J.J. Gibson: l'oggetto rappresentato e l'oggetto della rappresentazione sono contemporaneamente percettibili all'osservatore.


Società e società riflessa, uomo e avatar: è giunto forse il tempo di riscrivere il mito di Narciso?



1Tomás Maldonado, Reale e Virtuale, Feltrinelli, Milano 1993, p. 40

1 commento:

Anonimo ha detto...

You write very well.